"I popoli non dovrebbero temere i propri governi: sono i governi che dovrebbero temere i propri popoli."
V (da John Basil Barnhill)

Gli interventi

Il Giusto Verso del Metaverso

Giulio Emilio Maria Beltrami (Ecologia dei Sistemi Informativi)

In un incontro con Marco Cadioli al MEET Digital Culture Center abbiamo discusso sull'evoluzione delle Realtà Virtuale (RV), dopo l’annuncio del Metaverso, avvalendoci delle competenze ed esperienze del relatore, illustrate nel suo libro “Io reporter in Second Life” (Shake ed. 2007), come fotoreporter embedded, tra belligeranti di Videogiochi, e poi tra i paesaggi, costruzioni, avatar ed eventi di Second Life (SL). Allora ci siamo chiesti perché la RV bidimensionale di SL sia stata soppiantata da Reti Sociali monodimensionali e da Videoconferenze con una piatta galleria di partecipazione, e se l’infantile grafica della RV immersiva, annunciata per il Metaverso, potrà mai competere con la fantastica ricchezza di SL Ma, se il successo di Facebook e di Zoom è anche dovuto alla leggerezza e versatilità di interfaccia, il Metaverso mi sembra penalizzato da un equivoco, sulla RV per la Infosfera o Ciberspazio, quindi meritevole di reinterpretazione, in termini di architettura ed ecologia dell’informazione, in particolare chiedendo come concepire un Augmented Virtual Meeting che vada oltre la superficie di Zoom e lo squallore dell'attuale Metaverso, provvedendo il contesto informativo utile, sui partecipanti e sul tema dell’incontro.

Automatizzare la giustizia: quale ruolo assume il pensiero e la parola

Rebecca Berto

Renè Guenon scrisse in “La crisi del mondo moderno” di come la società moderna confondesse la scienza con l’industria: non si mirava più al sapere ed alla conoscenza, quanto piuttosto all’applicazioni pratiche che si possono produrre. La tecnologia può essere applicata in qualsiasi settore, anche in quelli in cui emerge con maggiore evidenza la dimensione umana della persona, come individuo, e come persona inserita nella società. Chi non desidera una giustizia semplificata, celere ed esente da errori umani? È quello che le applicazioni tecnologiche decantano per tale settore. Ma in un contesto sempre più automatizzato quale ruolo assume il pensiero, la parola ed il ragionamento giuridico?

MonitoraPA: riflessioni

Marco Ciurcina (StudioLegale.it)

Il progetto MonitoraPA è ormai attivo da diversi mesi. Si possono quindi iniziare a mettere in fila i pregi e i difetti del progetto. Se ne possono anche valutare i risultati immediati e tentare d’immaginare i risultati di lungo termine. In quest’ottica, diventa utile riflettere sulle caratteristiche del quadro normativo che disegna i diritti e doveri di titolari e responsabili del trattamento e degli interessati: perché MonitoraPA ha funzionato come ha funzionato? Cosa si potrebbe fare per migliorare la tutela dei dati personali?

Quanto costano realmente i servizi online? L’apparente gratuità dei servizi online del web 2.0 fra privacy. I profili di interferenza fra GDPR e codice del consumo. Il caso Apple E Google

Giacomo Conti (Studio Legale Conti)

Nell’era del Web 2.0 è più che mai attuale la massima secondo la quale: “Se non paghi un prodotto, allora il prodotto sei tu”. Tutti noi utilizziamo i servizi della società dell’informazione quali, ad esempio, Google, Facebook, Amazon, Netflix. Giganti tecnologici come Apple sviluppano, inoltre, le proprie piattaforme commerciali App Store, iTunes Store e Apple Books. Mentre alcuni servizi prevedono un sistema di fruizione attraverso il pagamento di un canone, altri servizi operano in maniera più subdola e, dietro un’apparente gratuità, chiedono in realtà come corrispettivo i nostri dati personali che vengono forniti da consumatori, molto spesso, inconsapevoli. I dati dei consumatori vengono, infatti, monetizzati e ceduti a terzi oppure utilizzati direttamente dal fornitore del servizio attraverso un’attività promozionale per aumentare la vendita dei propri prodotti e/o di quelli di terzi. Questo, a prescindere dal fatto che si paghi o meno per il servizio. Dopo avere tracciato un quadro generale sulla complessa relazione fra piattaforme online, consumatori (Platform2Consumer) e utenti commerciali (Platoform2Business) e dopo avere il modello economico di queste piattaforme, l’intervento ha lo scopo di mettere in relazione i profili di interferenza fra protezione fra il diritto alla protezione del dato la protezione del consumatore. Nella seconda parte verranno poi approfondite i procedimenti dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato nei confronti di Google Ireland Ltd. e di Apple Distribution International Ltd dove entrambe le piattaforme sono state sanzionate per 10 milioni di euro ossia per il massimo edittale secondo la normativa vigente. L’Antitrust ha, infatti, accertato per ogni società due violazioni del Codice del Consumo, una per carenze informative e un’altra per pratiche aggressive legate all’acquisizione e all’utilizzo dei dati dei consumatori a fini commerciali.

Smart City, Grande Fratello o nuovo livello della mania di controllo digitale?

Epto

A Venezia esiste una Smart Control Room che acquisisce da migliaia di sensori, telecamere e dalle celle telefoniche una gigantesca mole di dati. Secondo gli addetti ai lavori si tratta di un prodigio della tecnologia che permette un maggior controllo ed una maggiore sicurezza della città. Eppure, quando si è trattato di risalire all’identità dei due turisti che facevano surf sul canal grande, il sindaco ha utilizzato Twitter per promettere una cena gratis a chiunque riuscisse a fornire informazioni sui turisti in questione. Sale e sistemi di controllo come quello di Venezia stanno nascendo in svariate città italiane e del mondo e l’uso della tecnologia e il tracciamento dei movimenti delle persone attraverso le celle telefoniche è ormai una prassi da diversi anni per gli scopi più disparati, dalle stime del traffico sui software per i navigatori alle statistiche sui cambiamenti degli spostamenti in massa durante il lockdown. Teoricamente i dati degli spostamenti ricavati dalle celle telefoniche vengono forniti dagli operatori telefonici a questi sistemi di controllo in maniera aggregata e anonima, ma sappiamo bene che i dati anonimi si possono spesso deanonimizzare, specialmente quando sono disponibili molti altri dati per fare dei confronti incrociati. Nell’era del GDPR viene anche da chiedersi quanti metadati e altre informazioni sensibili appartenenti a residenti all’estero vengono elaborati da questi sistemi, sulla base di quali accordi legali, sigliati da chi? Se una sala controllo è in grado di sapere la nazionalità delle persona che si trovano in una determinata zona ad una determinata ora, è ragionevole pensare che anche all’estero sia possibile fare lo stesso. Fino a dove si spinge la granularità dei dati elaborati da questi sistemi? Quanto l’Intelligenza Artificiale è in grado di arricchire i dati aggregati integrandoli con altre fonti fino a costruire un profilo dettagliato delle persone esaminate? E’ possibile avere più informazioni su questi sistemi? Su quali accordi tra operatori telefonici si basano? Quali sono i loro limiti? E’ possibile sfuggire al controllo capillare? E come? Proveremo a vedere che cosa si può sapere dalle informazioni che abbiamo acquisito. Cosa centra tutto questo con i sette sistemi neurali principali del cervello tra cui quello della rabbia-dominanza ed il potere che corrompe, come è gia stato scientificamente dimostrato?

Fattore umano e privacy

Edoardo Ferri (Studio Tecnico Ferri & Costantino)

Breve riflessione sui possibili scenari di mitigazione al rischio di cessione e trattamento illecito di informazioni personali.

Intelligenza Artificiale e Giustizia Predittiva o Giustizia Artificiale?

Nicola Gargano

Negli ultimi anni parole come Giustizia Predittiva e Intelligenza Artificiale stanno entrando sempre più prepotentemente nei vocabolari di ogni giurista. Non sempre si comprende che le due locuzioni pur potendo portare a risultati simili non sono l'una sinonimo dell'altra e soprattutto sia l’una che l’altra destano preoccupazione nel giurista puro che “teme” in un giorno non lontano di essere soppiantato da un robot. Giudici Robot e Avvocati Robot in un mondo fatto (ancora?) di clienti umani, clienti che sono persone alla ricerca della verità giuridica e non. In uno scenario del genere quale sarà il ruolo del giurista “umano”? E’ più utile cavalcare o avversare il cambiamento? Quanto potranno essere utili i dati e le esperienze raccolte in questi ultimi 20 anni di digitalizzazione della giustizia? La strada migliore probabilmente sarà quella di governare il cambiamento facendo tesoro delle esperienze passate ed evitare che tra Giustizia Predittiva e Intelligenza Artificiale non vinca una Giustizia Artificiale non più governabile dai giuristi e forse neppure dalle “persone”.

Libertà nel mondo digitale: verso un modello as-a-service?

Stefano Gazzella (D&L NET) e Valentina Fiorenza (D&L NET)

Le libertà nel mondo digitale corrono attraverso le narrazioni di nuove tecnologie e servizi, modellando così l’idea che l’homo digitalis non abbia delle libertà nella propria configurazione nativa bensì divenga libero per effetto di diritti elargiti previa sottoscrizione o adesione a termini e condizioni. L’atteggiamento degli Stati sovrani o delle Big Tech a riguardo è il medesimo e profila il lato oscuro della trasformazione digitale. Così, il sonno della consapevolezza dell’Io digitale e del valore dei propri diritti individuali genera i mostri del tecnocontrollo sociale e della de-umanizzazione delle innovazioni. Come evitare la deriva di un modello di libertà as-a-service? Ricordando il passato, analizzando il presente ed orientando il futuro. Con il riconoscimento del ruolo della tecnologia di essere (anzi: di dover essere) al servizio dell’uomo e la restituzione all’individuo del controllo sul proprio Io. Digitale o meno che sia. Il Suddito Digitale: incubo o futura realtà? (avv. Valentina Fiorenza) E' il 3 agosto 2032, durante un’udienza preliminare per il suo rilascio, un criminale riesce a scappare e fuggire dal crio penitenziario dove è stato conservato per trent'anni. La sua rocambolesca fuga, tuttavia, lo lascia spiazzato: si trova, pur nella stessa città ma all'interno di una società del tutto diversa. Non esiste la violenza, non esistono le parolacce; l'alcol, la caffeina, il cioccolato la carne e persino il sale o il sesso sono illegali. E' una società all'interno della quale ogni funzione umana ritenuta violenta o in disaccordo con il "bene pubblico" viene scoraggiata e vietata; dove la popolazione viene infantilizza e deresponsabilizzata perché è lo Stato a indirizzare “l'azione umana.” Questa sin qui esposta è chiaramente la trama di un film ma in essa si rispecchia lo Stato etico teorizzato dai filosofi tedeschi Hobbes e Hegel come fine ultimo dell'individuo, come realizzazione del bene universale. Ma l'individuo può annullare sè stesso e tendere al bene universale? Può abdicare ai propri personalissimi diritti e permettere a qualcuno altro da sè - uno Stato, una BigTech o quel monstrum che si staglia all'orizzonte e che forse già ci sovrasta che è lo Stato tecnocratico - di decidere la direzione della propria vita, dei propri sentimenti e del proprio fine ultimo? E se così fosse, si potrebbe ancora parlare di umano e di diritti personali, di Stato e democrazie? Lo Stato - e che tipo di Stato - può arrogarsi il diritto di decidere del corpo del suo cittadino? E il cittadino, in caso affermativo, rimane cittadino o diventa suddito? La sfida che affrontiamo, pertanto, è quella relativa al bilanciamento del rapporto di potere tra cittadino e Stato e sul mantenimento dei diritti e della personalità del singolo in quanto essere umano. Per non dover trovarci tra qualche oscuro tempo, a dover definire cos'è umano e cosa non lo è, chi ha la volontà di fare cosa e chi può essere colpevole per qualcos'altro. Prigioni dorate digitali (dott. Stefano Gazzella) Esistono delle condizioni e dei limiti entro cui può essere configurabile – o altrimenti desiderabile – una logica di adesione volontaria, ad esempio nel contesto di accettazione di determinati termini di servizio o nella partecipazione a determinate iniziative pubbliche? Fino a che punto si può dire che esista la libertà in un mondo naturalmente caratterizzato da asimmetrie informative e squilibri di potere come è quello digitale? Al di là della sua espressione formale, è bene ricordare che il consenso deve essere e mantenersi libero e non può venire invocato strumentalmente come fondamento per legittimare qualsiasi azione, pubblica o privata che sia. Sempre più spesso, però, si diffonde l’utilizzo di condizionamenti ingegnerizzati, dal nudging all’effetto framing, per essere attuati tramite automatismi su larga scala. Assistiamo ad esempio già nel quotidiano all’impiego di strumenti di sorveglianza, behavioral control o content filtering e ne leggiamo i presagi futuri qualora non siano adeguatamente regolamentati. Gli effetti sono dirompenti, accelerati e spesso irreversibili ed impattano sulla capacità di selezione dei singoli e delle masse e dunque su libertà individuali e collettive. Modellare il mondo digitale che è o che dovrà essere senza integrare una tutela dei diritti e delle libertà fondamentali non può portare ad altro esito che non sia la costruzione di una prigione dorata. Che per quanto ampia ed apparentemente sconfinata come il web, rimane pur sempre una prigione.

Blockchain e strumenti di contrasto alla profilazione degli utenti: stato dell’arte ed implementazioni future

Marco Tullio Giordano (42 Law Firm) e Vincenzo Rana (Knobs)

Diversamente dal quadro tracciato dalla narrazione comune, la tecnologia blockchain, alla base di cryptocurrency e cryptoasset, può consentire una profonda profilazione delle interazioni tra utenti e, di conseguenza, la possibilità di un controllo sistematico di chiunque utilizzi la rete. Questo intervento si propone di offrire uno stato dell’arte sul tema, con due focus sugli aspetti tecnologici e di regolamentazione giuridica, e di illustrare gli sviluppi futuri legati all’impiego dei c.d. protocolli “zero knowledge”.

Identità digitale e personalità giuridica: un connubio possibile?

Ugo Lopez (Studio di ingegneria informatica e forense Ugo Lopez)

Buona parte delle attività che svolgiamo quotidianamente si svolgono su internet e, per questo, è stato da tempo introdotto il concetto di identità digitale. Ma qual è la relazione tra l'identità digitale e l'identità reale? La declinazione è assai vasta ed è continuamente soggetta a nuove implementazioni, come la cittadinanza digitale estone o la possibilità di notificare atti giudiziari ad entità fisicamente anonime ma digitalmente univoche. Il talk propone una rapida panoramica proprio sul concetto di identità digitale e (possibili) relazioni con l'identità "reale"

Geolocalizzazione del dipendente: opportunità o violazione della privacy e dello Statuto dei Lavoratori?

Marco Mariscoli , Marco Calonzi (Studio Legale Mariscoli e De Simone) e Luca Serafino De Simone (Studio Legale Mariscoli e De Simone)

L'esperienza di accountability GDPR ci ha mossi nell'approfondire le dinamiche dei rapporti tra datore di lavoro e lavoratore e uno dei tanti vulnus che abbiamo riscontrato nelle aziende, in particolare nelle PMI, è quello del rischio della privacy del lavoratore, soprattutto di coloro che operano nell'ambito della vigilanza privata.

Tecnologie amiche, tecnologie nemiche: Alexa e il trojan, due modalità a confronto

Paola Patriarca (Studio Legale E-Lex)

Quanti di noi, scorrendo la propria pagina Facebook, sono stati raggiunti da una pubblicità di Alexa? Quanti la vorrebbero in casa e per quanti è già una di famiglia? Totalmente pendente dalle nostre labbra, piccola, utile e a nostra completa disposizione per innumerevoli servizi e straordinarie conoscenze, è una delle tecnologie di IoT più diffuse. Ma non è tutto oro quello che luccica perché dietro la voce così gentile di Alexa potrebbe nascondersi qualche insidia: dotata di un microfono che ascolta e registra i nostri comandi, questo dispositivo è potenzialmente in grado di ascoltare e registrare tutte le conversazioni, catapultandoci improvvisamente in un romanzo orwelliano. Di tale cornice distopica, invece, è già avvolto lo storytelling di una tecnologia ormai nota anche ai non addetti ai lavori, il cd. trojan o captatore informatico. Protagonista delle attività di ricerca della prova nell’ambito della repressione criminale, questo malware è fortemente impopolare, percepito come un ulteriore strumento di sorveglianza nelle mani dello Stato, che occultamente attenta all’intimità delle nostre vite. Eppure, nonostante la percezione diametralmente opposta di queste due tecnologie e la diversa caratura del peso che la rinuncia alla privacy assume in un caso o nell’altro, Alexa (et similia) e il trojan sono potenzialmente molto più simili di quanto immaginiamo. Analogie e differenze, sia sotto il profilo tecnico che sotto quello giuridico, sono analizzate all’interno di questo intervento nel tentativo di squarciare il velo di Maya e di restituire, attraverso questo parallelismo provocatorio, non solo una consapevolezza maggiore delle tecnologie che ci circondano, ma soprattutto una cultura della privacy, intesa come consapevolezza dello smisurato patrimonio che abbiamo a disposizione.

Privacy: le sfide all'orizzonte

Guido Scorza (Garante Privacy)

L’altra società possibile

Andrea Surbone (The Jus Semper Global Alliance)

“Filoponìa - uscire dal paradigma del debito” nasce come modello economico per giungere a essere una “società altra”. Sia perché basata economicamente sul capitale non più proveniente da accumulazione primitiva, che per Marx dovrebbe però chiamarsi espropriazione primitiva, sia perché nel formulare le singole proposte economiche esse vengono esaminate in sé ma anche e soprattutto nel loro contesto; citando, infatti, il filosofo Gabriele Zuppa “L’economia, se non cerca di uscire dal suo perimetro particolare iniziale, inserendosi consapevolmente nella comprensione della società nella sua totalità di aspetti, essa diviene economia di una società di cui sa poco, quindi un’economia di nulla, un’economia da nulla”.

Progettare informative privacy: comprensibilità ed efficienza tra tecniche comunicative e legal design

Chiara Vescovi (Università Bicocca e ReD OPEN Srl)

L’intervento si propone di recuperare il significato originale di informativa privacy che nasce dall’esigenza di creare dialogo con i soggetti di cui si trattano i dati. Il ponte comunicativo che l’informativa dovrebbe creare risulta spesso distorto e non efficace, richiedendo tempo e risorse ai titolari e agli utenti senza proporre in cambio un adeguato livello di trasparenza, comprensibilità e consapevolezza. Negli anni l’Accademia si è fatta pioniera di varie proposte che hanno trovato un loro significato nel mondo aziendale con l’introduzione delle Privacy Nutrition Label. Tuttavia, affinché sia possibile invertire il paradigma associato alle informative e trasformarle da mero strumento di conformità ad opportunità per interessati e titolari è necessario che siano introdotti accorgimenti anche comunicativi in fase di progettazione. L’innalzamento del grado comprensibilità delle informative è raggiungibile grazie all’utilizzo di elementi presi in prestito al legal design, che si propone come navigatore nei cambiamenti direzionali di quel diritto che vuole avvicinarsi ai cittadini. Ripensare la progettazione delle informative privacy permette di restituire agli utenti il controllo di operazioni che li riguardando ma che, molto spesso, non li vedono protagonisti del processo decisionale. È quindi necessario tenere in considerazione le esigenze comunicative dei fruitori di questi documenti, ma anche il trade-off di risorse ed efficienza richieste ai titolari: investire energie nel ripensamento di strumenti comunicativi con gli utenti permette di instaurare con questi un dialogo di fiducia, trasparenza e responsabilità che propone consapevolezza e controllo in cambio di fiducia e comunicabilità.

Greenpass: genesi, opportunita' e possibili problemi di privacy

Giovambattista Vieri (ENT SRL)

Fortunamente pare che il green-pass sia fuori dagli schermi dei media, quindi dovrebbe esser possibile una disanima tecnica dalla nasciata al suo uso su larga scala. Dalla nascita come covid green-certificate alla ridenominazione in greenpass. Dal suo previsto uso di certificato di vaccinazione al suo uso (in alcuni paesi UE) come condizione necessaria per accedere al lavoro. Ovviamente avremo una corposa bibliografia relativa ai documenti UE, e al codice libero applicativo. Poi esamineremo insieme come un cittadino sia lavoratore, sia cliente sia datore di lavoro o negoziante avrebbe dovuto usare questo strumento. E ipotizzeremo cosa avrebbe potuto andare storto, ma, almeno che si sappia, questa volta non lo ha fatto. Magari potremo dare uno spunto per una sana, onesta e civile discussione tra fautori e contrari a questo genere di strumenti.

Archivismi

Winston Smith (Progetto Winston Smith)

TBA

Gedankenexperiment

Efrem Zugnaz (the Webprepping Initiative)

Cosa si può fare per cambiare decisamente la percezione della privacy? Secondo me non è la positiva ed oggettiva narrazione della privacy e nemmeno le modalità di diffusione. E' la percezione. Alcuni tecnologi come i giornalisti tendono alla semplificazione. La tecnologia oltre ad avere un appeal "commerciale" possiedono una funzione semplice da capire, quindi sponsorizzabile, quindi diffondibile. Un concetto etico o un diritto per quanto ci si sforzi non lo si puo' semplificare o banalizzare. La narrazione ha delle fallacie, sempre quelle, sempre le stesse, perchè l'uomo così sa fare, così è stato creato per pensare. L'Io Digitale ragionerà come l'uomo fisico se non cambiamo il modo di approcciare all'informazione, quindi ai concetti. E se la privacy si potesse spiegare con un esperimento mentale invece che con la narrazione?

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